Come smettere di rimandare

Capita a tutti di rimandare: riordinare l’armadio, andare in palestra, fare una telefonata, … e abbiamo sempre pronti un sacco di buoni motivi
“sono in ritardo!… ora sono stanco… è tardi ormai… faccio questo e poi comincio…”
Ma spesso sono solo scuse!

Per alcuni invece procrastinare – ovvero la tendenza a rinviare costantemente ad un prossimo futuro – è un vero e proprio stile di vita.

Qualche volta si rimandano le piccole cose: fare una telefonata o spazzolare il gatto.
Altre volte ciò che viene procrastinato può avere un impatto importante sulla nostra vita, come ad esempio darci da fare per cambiare lavoro, o chiudere una relazione che da tempo non ha più ragion d’essere.

E generalmente quando temporeggiamo ci giudichiamo negativamente per averlo fatto.

Ma rimandare può essere anche positivo. Vi immaginate che inferno sarebbe la nostra vita se volessimo fare sempre tutto e subito? Oltre a ciò rimandare può essere il segnale che c’è qualcosa che non va, qualcosa che non è giusto per noi in questo momento, o qualcosa che cerca di emergere.

La domanda da porsi è:
quello che pensiamo di voler fare è veramente importante per noi?

 

Bisogna cioè capire quale potrebbe essere il motivo per cui stiamo prendendo tempo.

Anzitutto potrebbe esserci una carenza di conoscenze, abilità o informazioni, o (altro lato della medaglia) un eccesso di perfezionismo. Se hai un compito e non sai come iniziarlo o portarlo a termine ci sono ottime probabilità che cerchi in tutti i modi di evitarlo, soprattutto se pensi (anche solo informazioniinconsciamente) che dovresti essere capace di farlo. O, peggio ancora, se credi che gli altri pensino che dovresti sapere come farlo.

Ecco quindi alla prima tecnica:
chiediti: “ho le capacità/conoscenze/informazioni necessarie?”
e se la risposta è “no”:
1) quali sono? 2) come posso procurarmele? 3) crea un piano per ottenerle e 4) fai il primo passo – il più duro! -verso ciò il tuo obbiettivo

Quest’ultimo punto, il difficile primo passo,  ci porta diritti alla seconda tecnica.
Talvolta ci si sente sopraffatti dalla dimensione del compito che si deve affrontare al punto che non si sa proprio da dove cominciare, e si finisce per non cominciare per niente. Non si riesce cioè nemmeno a fare un primo, piccolissimo, passo.
La tecnica che puoi adottare in questo caso è di scomporre il compito troppo complesso in una serie – se necessario anche molto lunga – di azioni che siano alla tua portata. Il tuo obiettivo diventerà di volta in volta il piccolo step successivo. La parte più difficile è iniziare, ed è più semplice farlo se si riesce a vedere la fine.

Capita poi che ci rendiamo conto che il prendere tempo è legato all’impossibilità di prendere una decisione: le diverse possibili alternative hanno punti di forza e allo stesso tempo punti di debolezza che le rendono tutte più o meno altrettanto attraenti (o respingenti!). Così entriamo in crisi e cominciamo a prendere tempo.

Certamente si può pensare di forzare la decisione. La mia esperienza è però che… semplicemente non funziona. In breve ci ritroveremo a metter in discussione la decisione presa, rimandandone di fatto a tempo indefinito la realizzazione.

La terza tecnica non è quindi una tecnica vera e propria, ma piuttosto una presa di consapevolezza. Se continuare a rimandare sta influenzando negativamente la tua vita è importante che ti renda conto che si può fare qualcosa.
Puoi chiedere aiuto ad un counselor per esplorare questo tema e capire cosa è giusto per te in questo momento, e quali risorse puoi mettere in campo per portare fino in fondo la tua decisione.


Ti riconosci in qualcuna di queste situazioni?

 

 

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